SEDENTARIETÀ E MALATTIE CARDIOVASCOLARI
È ormai ampiamente documentato che la sedentarietà è responsabile di un aumento significativo di malattie e mortalità totale. L’ OMS considera i soggetti sedentari come individui ad elevato rischio di contrarre malattie degenerative. Secondo le stime dell’ OMS l’inattività fisica causa nel mondo 1,9 milioni di morti. Inoltre si stima che globalmente essa sia causa del 10-16% dei casi di cancro della mammella, del cancro del colon e di diabete mellito e del 22% dei casi di cardiopatia ischemica.
L’eliminazione del fattore di rischio sedentarietà può portare ad una riduzione delle malattie cardiovascolari del 15-39%, del 33% di ictus, del 22-33% del cancro del colon e del 18% di fratture ossee secondarie ad osteoporosi. La sedentarietà quindi sta diventando il principale fattore di rischio del terzo millennio nei paesi occidentali , ma anche in quelli in via di sviluppo.
Recenti evidenze dimostrano che alcune settimane di allettamento hanno lo stesso effetto di 30 anni di età sulla tolleranza allo sforzo e che 6 mesi di allenamento sono in grado di fare recuperare la riduzione della performance fisica legata all’invecchiamento. Quindi la perdita di performance legata all’età non è un fenomeno ineluttabile, ma è in gran parte riconducibile alla sedentarietà e che un adeguato esercizi fisico è potenzialmente in grado di ridurre il rischio cardiovascolare anche negli anziani.
Diversi grandi studi epidemiologici, per un totale di 25000 soggetti sani, hanno valutato l’effetto sulla mortalità totale e cardiovascolare di un regime di attività fisica regolare, capace di migliorare la performance fisica. Questi studi, in un follow up massimo di 22 anni, hanno riportato una riduzione della mortalità totale di circa il 50%, indipendentemente dalla capacità fisica basale dei soggetti. Gli studi di Blair e di Erikksen hanno consentito di stabilire in modo definitivo che era proprio l’incremento dell’attività fisica la causa del miglioramento della prognosi.
Ma quale dose di esercizio fisico da consigliare? L’Harvard Alumni Health Study , che ha coinvolto oltre 12.000 soggetti di età media ha dimostrato che per ottenere una riduzione di mortalità del 20% è necessaria un’intensità di esercizio che porti ad un consumo energetico di circa 4200 KJoule la settimana, pari a 30 minuti di esercizio fisico al giorno, per almeno 4-5 giorni alla settimana. Intensità minori non erano sufficienti a produrre miglioramenti significativi della prognosi.
La massima riduzione del rischio si ottiene con esercizi di intensità moderata, pari a 3-5 ore di marcia rapida, a 2-3 ore di jogging o 1-2 ore di corsa alla settimana. |